Con l’arrivo della Blackmagic Production Camera l’intero ecosistema tecnologico del mio studio ha subito un terremoto dal quale pare difficile riprendersi. La camera infatti, con tutti i suoi mille benefici e migliorie, porta con se anche una ventata di innovazioni collaterali che rendono tutti gli accessori più classici obsoleti se non addirittura incompatibili. Cavi, adattatori, accessori vari: alcuni funzionano, altri no.
Ma come accennato, i vantaggi di questa strepitosa macchina da presa sono così tanti da rendere l’aggiornamento qualcosa che “prima o poi andava fatto” 🙂
Tra questi, quello forse più evidente è il reparto ottiche. Vero è che la BMPC viene fornita con attacco EF (fantastico!) grazie al quale tutte le ottiche Canon continuano a svolgere il loro eccellente lavoro. Purtroppo però bisogna fare i conti con il sensore Super 35mm che al di là della risoluzione 4K e dell’incisione d’immagine che ti fa chiedere “come ho fatto a vivere senza?” presenta un imprevisto contro il quale fare spallucce non basta: sto parlando del crop-factor.
La BMPC viene fornita di attacco EF ma il sensore che monta è più piccolo del corrispettivo Full Frame di Canon pertanto l’inquadratura subisce un ritaglio con un rapporto di 1,2 a 1.
Per intenderci, mentre un sensore Full Frame [FF] è pari 36mm x 20.3mm (41.3mm di diagonale) il sensore Super 35 [S35] è ridotto a 24.9mm x 14mm (28.5mm di diagonale).
In termini pratici il mio amato Canon EF 35mm si tramuterà in 42mm.
Ma non dobbiamo disperare: il sensore Full Frame 135 infatti è un sensore fotografico ed è assolutamente normale verificare una consistente riduzione di ritaglio in ambito cinematografico. Quando paragonato ad una tradizionale macchina cinematografica di fascia alta non vi è alcuna riduzione, nessun crop-factor. Le DSLR come la 5D ci hanno dato una falsa percezione di ciò che necessitiamo. Inoltre non dimentichiamo che i sensori cinematografici S35 di queste dimensioni ottengono migliori risultati in termini di profondità di campo e in situazioni di scarsa luminosità. Infine, sono comunque sensori di gran lunga più grandi del 16mm (anche i sensori micro 4/3 lo sono) utilizzato in innumerevoli film hollywodiani.
Come posso ottenere risultati simili al mio Canon 16-35 f/2.8 con la BMPC? Forse utilizzando un grandangolo più spinto come il 12mm o peggio, il fish-eye.
La soluzione migliore potrebbe essere il passaggio dalle ottiche fotografiche a quelle cinematografiche. Questa scelta porterebbe vantaggi non solo sulla focale ma anche nella gestione del diaframma fluido direttamente sulla ghiera. Ho dato un’occhiata ai listini e i costi esorbitanti mi hanno fatto cadere dalla sedia. Certamente, il noleggio è un’alternativa della quale faccio già buon uso. Ma per le produzioni low-budget di tutti i giorni la faccenda è un po’ più complicata.
Girovagando in rete ho scoperto l’esistenza di una serie di lenti espressamente cinematografiche di buona qualità (ovviamente lontane dalle Zeiss) a costi assolutamente popolari, prodotto da un’azienda Coreana, Samyang.
Non è un mistero della mia più totale diffidenza nei confronti di qualsiasi prodotto coreano ma la necessità mi obbliga a chiudere un occhio ed approfondire il discorso. Samyang che mi ricorda un’altra azienda coreana nel nome e nel logo ma che non ha nulla a che fare con essa, produce ottiche fotografiche di media qualità e prezzo aggressivo in formati che variano dai 7mm fish-eye ai 1600mm super tele. In parallelo, le stesse focali (questa volta si parte da 8mm fino a 85mm) vengono proposte in formati cine.
Interessanti anche prezzi, sempre sotto i 600 euro, che in ambiente Canon è pura utopia.
La tentazione è forte, inutile scriverlo… 🙂
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