Uscire dal cinema dopo Joker: Folie à Deux è un po’ come trovarsi in una di quelle serate interminabili che non vedi l’ora finisca, ma sembra non arrivare mai a conclusione.
Il film è privo di un vero obiettivo, trascinandosi senza scopo apparente in un continuo rimuginare su ciò che è stato narrato nel primo capitolo. Un paragone che mi è capitato di leggere su X, che lo mette in relazione al finale di Seinfeld, è calzante: chi ha visto entrambi capirà subito perché.
Al centro della trama c’è il legame tra Joker e Harley Quinn, ma la loro relazione è presentata in modo talmente freddo e sterile che risulta impossibile provare coinvolgimento. Manca l’intensità che ci si aspetterebbe, e tutto si riduce a una serie di scene che sembrano più un esercizio di stile che una narrazione emozionante. In parallelo, la noia è ulteriormente amplificata dagli intermezzi musicali, che, nonostante la performance vocale di Lady Gaga, finiscono per appesantire ulteriormente il ritmo del film, risultando quasi estranei alla storia.
Il primo Joker era riuscito a scuotere il pubblico, pur partendo da ispirazioni dichiarate (come Re per una notte di Scorsese), grazie al modo in cui affrontava questioni sociali rilevanti come i disturbi mentali e la violenza. Questo sequel, invece, sembra non avere nulla di nuovo da dire, ed è qui che risiede la sua più grande debolezza: si appoggia su una trama inconsistente e su una relazione centrale che non riesce a giustificare il peso del film.
Forse il vero problema sta nel fatto che un sequel, specialmente dopo un successo di tale portata, dovrebbe essere costruito con un’idea forte alla base. Joker: Folie à Deux sembra invece un prodotto forzato, incapace di aggiungere valore al suo predecessore. Invece di sviluppare ulteriormente le tematiche del primo film, questo capitolo sembra svuotarle di significato, lasciando anche i suoi protagonisti intrappolati in una narrazione senza scopo.
Se c’è qualcuno a cui imputare il fallimento, è senza dubbio Todd Phillips, che con questo film sembra aver dimenticato ciò che aveva reso Joker un’opera potente e provocatoria.
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