C’era una volta il coraggio. Quello di entrare in un ristorante senza sapere cosa aspettarsi, di comprare un oggetto senza aver letto dieci pareri contrastanti, di scegliere un hotel basandoci su una foto microscopica nel catalogo. Oggi? Oggi non compriamo nemmeno uno spazzolino senza aver consultato almeno tre siti di recensioni.
Facciamo un esperimento mentale. Vuoi comprare un tostapane. Sembra una decisione facile, giusto? Ma no, perché ormai siamo addestrati a controllare tutto. Apri il sito, guardi le stelline, filtri per “più recenti”, poi per “più votate” e infine per “più utili” (che nessuno ha mai capito davvero come vengano scelte).
Alla fine trovi la recensione perfetta: “Ottimo tostapane, croccantezza ideale, design elegante. 5 stelle.” Ok, lo compri. Ma poi scendi un po’ e trovi questa: “Dopo due giorni ha preso fuoco e ha quasi incendiato la mia cucina. 1 stella.”
Panico. Il tuo sogno di colazioni perfette sfuma, la paranoia si insinua. Vai su un altro sito, cerchi altre opinioni, trovi un altro tostapane… e il ciclo ricomincia. Dopo tre ore, decidi che forse il tostapane che hai già in casa non è poi così male.
Le recensioni false: chi sono davvero questi recensori?
Oltre all’ansia da recensione, c’è il problema dell’affidabilità. Alcune sembrano scritte da poeti decadenti: “Questo cavo USB ha cambiato la mia vita. 10/10, lo ricomprerei altre mille volte.” Ma è davvero possibile che un cavo USB susciti emozioni così profonde?
Altre sono palesemente vendette personali: “Cameriere scortese, pizza immangiabile, ho trovato un capello nel piatto. 1 stella.” E poi scopri che il locale ha 4,8 stelle su 5, con centinaia di recensioni entusiaste. Forse quel capello era del recensore stesso?
Ci sono poi le misteriose recensioni a una stella senza testo. Cosa significa? È un segnale in codice? È una protesta silenziosa? Oppure un cliente che ha sbagliato a cliccare?
E se tornassimo a decidere con la nostra testa?
Le recensioni possono essere utili, certo. Ma forse stiamo perdendo il piacere della scoperta, del provare qualcosa senza pregiudizi. Magari il ristorante con tre stelle su cinque è il posto perfetto per te, perché il cliente che si è lamentato lo ha fatto solo perché la pasta non era “al dente” secondo i suoi misteriosi standard personali.
Forse è ora di un piccolo esperimento: la prossima volta che dobbiamo comprare o prenotare qualcosa, proviamo a fidarci un po’ più del nostro istinto e un po’ meno delle opinioni altrui. Chi lo sa? Magari scopriremo un tostapane che non incendia la cucina, ma che fa il miglior pane tostato della nostra vita.
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