DJI INTELLIGENT FLIGHT MODE

Forse una delle migliori e più chiare guide dedicate alle modalità di volo intelligente integrate nei recenti modelli DJI.

Miami from the highway

Uscire di casa in tarda serata, salire in sella della tua bicicletta, percorrere 18 km in salita sulla corsia riservata del ponte autostradale che da South Beach porta a Downtown Miami. Appoggiare la Canon sul guardrail e fare “click” mentre a un metro dalle tue spalle sfrecciano a 80 mph. Fatto.

Arriva il nuovo Gear 360!

https://youtu.be/j6b9o_dyRJQ

Sebbene le novità più rilevanti siano il design e il live streaming e nessun upgrade di risoluzione agli 8K, la novità più attraente è finalmente la compatibilità con iOS e iPhone.
Buongiorno Samsung.

Lo stagista presuntuoso

Un ragazzo di 19 anni mi ha chiesto di seguirlo per imparare il mestiere. Finalmente, un giovane volenteroso, pensavo!

Ma l’entusiasmo è durato poco. Presto si è rivelato per quello che era davvero: un giovane presuntuoso, privo di esperienza, che mi guardava dall’alto in basso, con la fastidiosa abitudine di chiudere ogni discorso con un irritante “Sì, lo so”, cercando in ogni occasione di dimostrare la propria superiorità. Memorabili alcune sue uscite come: “Ma sai di cosa sto parlando?” o “Non credo tu possa capire”, anche su concetti basilari di videomaking. Dopo qualche settimana, del suo desiderio di “imparare” non è rimasto nulla, se non la ricerca di considerazione e celebrazione personale. E oggi, frustrato dall’ennesimo tentativo fallito di ottenere gloria “a parole”, è esploso dandomi del presuntuoso.

Ora, accetto le critiche da chiunque, e valuto attentamente il loro peso. Ma…

Anch’io ho avuto 19 anni. All’epoca, marinavo scuola per insegnare Microsoft Office presso gli uffici della RAS a Milano. Mi presentavo in giacca e cravatta, prendendo il treno alle 6:30 del mattino dalla stazione di Verdello. Non era un passatempo, ma un lavoro, e sebbene mancasse del tutto di creatività, ricoprire quel ruolo mi faceva sentire importante. E ho continuato a farlo fino agli anni dell’università.

Era il 1997, avevo 19 anni e già due anni di esperienza in uno studio di grafica 3D in via Tasso, proprio di fronte al liceo. La mattina andavo a scuola, e il pomeriggio modellavo pezzi di lavatrici in 3D per i manuali di una nota azienda. Il compenso? Una miseria, pagata una sola volta in quasi due anni di lavoro. Ma non mi importava: mentre i miei compagni non avevano idea di cosa fare nella vita, io sognavo un futuro grandioso vedendo il mio nome stampato in calce al manuale della lavatrice. (Povero illuso!).

Nonostante la paga ridicola e le notti passate a rifare render sbagliati, ho sempre rispettato il mio capo, un uomo di polso, ignaro dei processi tecnici, ma che mi aveva dato fiducia. Erano tempi diversi, lo chiamavo “lei” e non avrei mai osato guardarlo dritto negli occhi, figuriamoci dargli un epiteto.

Sono passati 20 anni da quei giorni. Li ricordo con un misto di nostalgia e terrore (soprattutto per la cravatta e i viaggi in treno!). È un discorso da vecchi, lo so, ma il tempo continua a scorrere. Ora tocca a noi della mia generazione. Con anni di gavetta alle spalle, stiamo costruendo le nostre realtà, aprendo studi, assumendo collaboratori di talento, inseguendo la crescita professionale. Eppure, ci sentiamo ancora troppo giovani per quel ruolo da “vecchi”, quello che tanto temevamo. Così, vestiamo ancora come ragazzini, rimandiamo matrimoni e impegni, cercando di fermare il tempo.

Ma la separazione tra la nostra generazione e quella successiva si sta assottigliando. I giovani ci vedono come fratelli maggiori, quelli con cui confidarsi, a cui raccontare segreti che non direbbero mai ai loro genitori. E così, si sentono autorizzati a darci una pacca sulla spalla, quasi a dire: “Ehi, sei stato bravo, ma ora lasciami fare, anche se ho solo 19 anni e nessuna esperienza!”. La confidenza cresce, e con essa la mancanza di rispetto.

È facile puntare il dito contro i giovani, ma è altrettanto importante fare un po’ di autocritica. Dopo aver incolpato genitori, società e sistema, è ora di assumerci la nostra parte di responsabilità.

Dobbiamo saper riconoscere chi abbiamo di fronte e rapportarci nel modo giusto, affinché la loro crescita e la nostra convivenza possano trarne beneficio. Non è facile, né sempre piacevole, ma è necessario. Questa generazione sta crescendo in un caos totale e noi abbiamo un ruolo di guida.

Anch’io farò la mia parte. Inizierò subito. Domani lo manderò a calci dove merita!

Scherzo… o forse no! 😄

Paper Planes

Ed eccolo qui, il video di Paper Planes, il singolo apripista dell’omonimo album degli Hobos in Dust.
Lo abbiamo girato presso la rocca di Bergamo Alta in un freddo pomeriggio di febbraio.
L’idea di base è semplice e non del tutto nuova: realizzare un unico lungo piano sequenza in slowmotion ma con il labiale del cantante, sincronizzato alla voce.
Per farlo, Danilo e il resto del gruppo hanno cantato e ritmato la canzone riprodotta a velocità doppia. La macchina da presa nel frattempo ha registrato tutto al doppio dei fotogrammi (50 fps per intenderci).
Successivamente in fase di montaggio, la velocità è stata riportata alla normalità, dando l’effetto che potete vedere nel video.
Realizzare questo video è stato davvero divertente sebbene durante il paio d’ore di ripresa i ragazzi si siano fatti una tremenda opinione del sottoscritto, sempre pronto a sgridarli ad ogni occasione (telefonini accesi e squillanti compresi!).

Gli Hobos in Dust sono al lavoro sul loro secondo album in uscita a breve. Per realizzare questo progetto si sono affidati Musicraiser: chi contribuirà economicamente alla concretizzazione di questo progetto verrà ricompensato con una moltitudine di materiale inedito della band: CD, magliette e concerti su richiesta.

Bravi Giorgio, Danilo, Paolo e Nicola, vi auguro un grande futuro nel mondo della musica!

Dedicato a me.

E a tutti quelli che passano da una decade all’altra e la vivono un po’ così… 🙂