Esaminando quantità folli di immagini e filmati per la realizzazione dei contenuti di un pannello multimediale che verrà presentato la prossima settimana presso il Padiglione Italia a Expo non ho potuto fare a meno di notare lo spot realizzato per il Parco dell’Adamello: un video di qualità, un montaggio pressoché perfetto sia nei tagli che nella musica. Ciò che mi ha stupito, oltre alle immagini mozzafiato, è stato l’abile uso del drone, strumento ovviamente ideale per le riprese dall’alto ma usato con abilità e con l’occhio di chi, durante la ripresa aveva certamente le idee molto chiare su come accompagnare ogni movimento al giusto montaggio in post produzione. Il risultato è qualcosa che mai – dico mai – avevo visto prima d’ora (e di riprese con i droni ne ho viste a tonnellate!). Finalmente non il solito video-drone visto dall’alto con panoramiche lente e musica da sonnolenza post-pranzo! Bravi!
Scrivo questo post dopo aver visto questa splendida animazione di Linda Dong.
Ho sempre apprezzato l’App Keynote di Apple per la sua semplicità d’uso e la qualità delle animazioni. Ma credo di essere semplicemente il numero 9.427.332 al mondo ad avere questa opinione. È un software non più giovanissimo ma in costante aggiornamento e negli ultimi anni la percezione che si sia fatto ampio spazio anche tra gli utenti “powerpoint” più incalliti è una palese realtà.
Mi capita di utilizzarlo, spesso per quei clienti che chiedono di dare alle loro presentazioni quel “tocco d’animazione” in più.
Pochi però immaginano che Keynote è di fatto lo strumento ideale per realizzare veloci storyboard e clip d’animazione prettamente grafiche.
Ricordo ad esempio d’averne fatto abbondante uso un paio d’anni fa per la realizzazione della clip per Quelli della Pizza: anziché impazzire tra i keyframe di Motion, ho pensato bene di utilizzare Keynote nella fase preliminare, creando così un’animazione semplificata ma che rendesse l’idea di cosa avessi in mente, poterla presentare al cliente e una volta confermata, passare tutto in pasto a Motion per la versione definitiva.
È ovvio che Motion, After Effects & Co. hanno 10 marce in più, nessuno discute sulle loro peculiari qualità d’animazione. Ma usare Keynote significa spesso un ottimo risultato e un minimo sforzo in termini di risorse e tempo.
Keynote è disponibile per Mac a €19,90 su App Store. Gratis per iPad e iPhone. La versione web per iCloud è disponibile anche su piattaforma Windows.
Non molti sanno cosa sia, in pochi lo utilizzano sebbene sia a disposizione di tutti i possessori di GoPro dalla Hero3 in poi.
Sto parlando di Protune di GoPro, un formato di compressione in grado di conservare una maggiore dinamica rispetto al formato di registrazione standard.
Nato con il nome di Cineform Intermediate, Protune è un codec video proprietario sviluppato da CineForm Inc. Nel 2011 la compagnia intera è stata acquistata da GoPro, interessata alle caratteristiche particolari del formato 444 di CineForm per film 3D del sistema 3DHero.
Sostanzialmente la funzione Protune è nata per soddisfare gli utenti più esigenti che utilizzano le immagini acquisite con GoPro in montaggi video effettuati anche con altri tipi di strumenti di acquisizione come ad esempio Red Epic o Canon 5D mark III.
Ma come funziona Protune?
Attivando il metodo di scrittura del menu di GoPro registreremo file video più “pesanti” che ad un primo sguardo potrebbero deluderci apparendo slavati, poco incisi. In realtà in questi file sono racchiuse maggiori informazioni nascoste e pronte ad essere riportate in vita con l’elaborazione di software di correzione colore. Roba professionale, insomma!
Testando Protune ecco il mio personale risultato in nome della massima conservazione dinamica (viva la post-produzione 🙂 )
L’utilizzo dell’impostazione Protune permette di avere notevoli vantaggi, come:
Acquisizione di immagini in alta qualità – il livello di compressione di immagine viene impostato al minimo per avere una maggiore capacità di acquisizione di dati e di conseguenza aumentare la qualità delle produzioni professionali.
Colori neutri – il profilo colore neutro di Protune consente di acquisire l’immagine con maggiori dettagli nelle ombre e nelle zone con maggiore luminosità, senza alterare i colori, così in fase di post-produzione consente di avere una maggiore flessibilità per la correzione del colore.
Riprese con frequenze fotogrammi nei formati standard per Tv e Cinema – sempre in campo professionale, consente la ripresa in qualità cinematografica, in modo che sarà possibile unire contenuti provenienti da altre fonti senza effettuare conversioni dei fotogrammi al secondo.
Gestione manuale delle impostazioni quali; Bilanciamento del bianco, Colore, ISO, Nitidezza, Esposizione.
Compatibilità di formato – il formato generato da Protune è in grado di supportare gli strumenti professionali di correzione del colore, i maggiori programmi di editing video e GoPro Studio.
Utilizzo in fotografia – Con i modelli HERO4 Black e Silver è possibile l’utilizzo del Protune anche nella modalità Foto.
Con l’arrivo della Blackmagic Production Camera l’intero ecosistema tecnologico del mio studio ha subito un terremoto dal quale pare difficile riprendersi. La camera infatti, con tutti i suoi mille benefici e migliorie, porta con se anche una ventata di innovazioni collaterali che rendono tutti gli accessori più classici obsoleti se non addirittura incompatibili. Cavi, adattatori, accessori vari: alcuni funzionano, altri no.
Ma come accennato, i vantaggi di questa strepitosa macchina da presa sono così tanti da rendere l’aggiornamento qualcosa che “prima o poi andava fatto” 🙂
Tra questi, quello forse più evidente è il reparto ottiche. Vero è che la BMPC viene fornita con attacco EF (fantastico!) grazie al quale tutte le ottiche Canon continuano a svolgere il loro eccellente lavoro. Purtroppo però bisogna fare i conti con il sensore Super 35mm che al di là della risoluzione 4K e dell’incisione d’immagine che ti fa chiedere “come ho fatto a vivere senza?” presenta un imprevisto contro il quale fare spallucce non basta: sto parlando del crop-factor.
La BMPC viene fornita di attacco EF ma il sensore che monta è più piccolo del corrispettivo Full Frame di Canon pertanto l’inquadratura subisce un ritaglio con un rapporto di 1,2 a 1.
Per intenderci, mentre un sensore Full Frame [FF] è pari 36mm x 20.3mm (41.3mm di diagonale) il sensore Super 35 [S35] è ridotto a 24.9mm x 14mm (28.5mm di diagonale).
In termini pratici il mio amato Canon EF 35mm si tramuterà in 42mm.
Ma non dobbiamo disperare: il sensore Full Frame 135 infatti è un sensore fotografico ed è assolutamente normale verificare una consistente riduzione di ritaglio in ambito cinematografico. Quando paragonato ad una tradizionale macchina cinematografica di fascia alta non vi è alcuna riduzione, nessun crop-factor. Le DSLR come la 5D ci hanno dato una falsa percezione di ciò che necessitiamo. Inoltre non dimentichiamo che i sensori cinematografici S35 di queste dimensioni ottengono migliori risultati in termini di profondità di campo e in situazioni di scarsa luminosità. Infine, sono comunque sensori di gran lunga più grandi del 16mm (anche i sensori micro 4/3 lo sono) utilizzato in innumerevoli film hollywodiani.
Come posso ottenere risultati simili al mio Canon 16-35 f/2.8 con la BMPC? Forse utilizzando un grandangolo più spinto come il 12mm o peggio, il fish-eye.
La soluzione migliore potrebbe essere il passaggio dalle ottiche fotografiche a quelle cinematografiche. Questa scelta porterebbe vantaggi non solo sulla focale ma anche nella gestione del diaframma fluido direttamente sulla ghiera. Ho dato un’occhiata ai listini e i costi esorbitanti mi hanno fatto cadere dalla sedia. Certamente, il noleggio è un’alternativa della quale faccio già buon uso. Ma per le produzioni low-budget di tutti i giorni la faccenda è un po’ più complicata.
Girovagando in rete ho scoperto l’esistenza di una serie di lenti espressamente cinematografiche di buona qualità (ovviamente lontane dalle Zeiss) a costi assolutamente popolari, prodotto da un’azienda Coreana, Samyang.
Non è un mistero della mia più totale diffidenza nei confronti di qualsiasi prodotto coreano ma la necessità mi obbliga a chiudere un occhio ed approfondire il discorso. Samyang che mi ricorda un’altra azienda coreana nel nome e nel logo ma che non ha nulla a che fare con essa, produce ottiche fotografiche di media qualità e prezzo aggressivo in formati che variano dai 7mm fish-eye ai 1600mm super tele. In parallelo, le stesse focali (questa volta si parte da 8mm fino a 85mm) vengono proposte in formati cine.
Interessanti anche prezzi, sempre sotto i 600 euro, che in ambiente Canon è pura utopia.
La tentazione è forte, inutile scriverlo… 🙂
Non mi stancherò mai di parlare di stabilizzatori d’immagine, a volte mi pare siano oggetti davvero magici.
Come il nuovo Nebula 4000, uno stabilizzatore gimbal del tutto simile al FY-G4 ma di dimensioni maggiori, adatto a supportare fotocamere digitali “compatte”, mirrorless e smartphone vari. Un oggetto splendido che sono certo troveremo presto disponibile in dimensioni “maggiori” anche per le nostre amate DSLR. E vista l’ingombrante ergonomia del Movi & Co., le nostre schiene non vedono l’ora!