I nostri anni 90

I nostri anni 90

In molti si chiedono come mai la serie sugli 883 abbia avuto un successo così esplosivo, ma per chi quegli anni li ha vissuti non c’è davvero niente di cui stupirsi. Non è solo una serie fatta bene; è un richiamo potente a quella fase della vita in cui ogni possibilità era aperta, ogni giorno un’opportunità ancora da scrivere.

Le canzoni degli 883, per chi c’era, erano come piccoli inni quotidiani. Non si limitavano a parlare di noi: erano noi, i nostri amici, le nostre cotte, le nostre avventure in motorino. Parlavano di quel pezzo di vita vissuto tra risate e storie che sembravano destinate a durare per sempre, e per un po’ ci hanno davvero fatto credere che sarebbe stato così.

C’è qualcosa di magico nell’amicizia tra Max e Mauro, quell’alchimia rara che ci riporta con un balzo tra i banchi del liceo. Un incontro fortuito, una stretta di mano e, da lì, via a un percorso condiviso, come quelli che facevamo noi in macchina, vagando senza meta per ore, alla ricerca di qualcosa che forse non sapevamo nemmeno di volere davvero. Gli anni delle comitive infinite, delle risate senza fine, delle promesse fatte sotto il cielo notturno, quando si aveva la sensazione che, tutto sommato, sarebbe andato tutto per il meglio. Anche quando non andava affatto bene.

Ecco perché questa serie tocca così da vicino. Perché riesce a riportarci in quell’epoca in cui fiducia e amicizia erano terreno solido, basi su cui muovere i primi passi senza paura. Guardiamo quegli episodi e ci ritroviamo, di nuovo, con il cuore che batte come allora, quando tutto sembrava un film. Ci immergiamo in quei ricordi, ci lasciamo trasportare da quella sensazione di libertà, quella magia di una notte d’estate dove vento e voci lontane sembravano avere tutte le risposte.

Certo, a volte scendono anche le ombre. Quei momenti in cui pensiamo a chi ha fatto parte della nostra storia e poi è sparito, lasciando tracce sbiadite, ma indelebili. Ma anche questo fa parte del gioco, di quella “dura legge del gol” che abbiamo imparato a rispettare, e un po’ anche di quella “regola dell’amico.”

E un giorno, quando ci chiederanno perché ricordiamo con tanto affetto quegli anni, probabilmente risponderemo che ci hanno insegnato tanto. Ricorderemo ogni istante, ogni risata, ogni abbraccio, e non smetteremo di dire grazie. Grazie a quei due. Per averci accompagnato in quei momenti, per averci dato una colonna sonora in cui ritrovare un pezzetto di noi.

Mike!

Mike!

Quest’anno ricorre il centenario della nascita di Mike Bongiorno, uno dei volti più iconici della televisione italiana. La RAI ha celebrato questo importante anniversario con una fiction dedicata alla sua vita, un omaggio a un personaggio che ha lasciato un’impronta indelebile nella nostra cultura.

Era l’inverno del 2006, un freddo weekend di sci sulle Dolomiti, precisamente ad Obereggen. Io e il mio amico Simone stavamo risalendo una pista con la solita seggiovia, il vento freddo sulla faccia e una neve che sembrava non voler smettere di cadere. A un certo punto, durante l’ennesima salita, noto qualcosa di strano: una persona seduta in seggiovia scendeva nel senso opposto. Ma non era solo. Accanto a lui, un fotografo con una reflex professionale. In quanto fotografo, non ho potuto fare a meno di osservare meglio la scena.

“Chi sarà?”, ho pensato, e man mano che ci avvicinavamo, la figura mi è diventata sempre più chiara: era lui, l’inconfondibile Mike Bongiorno! Non ci potevo credere! Mi giro verso Simone e dico: “Simone, guarda chi c’è! È Mike!”

Anche lui è rimasto esterrefatto e non siamo riusciti a trattenere l’entusiasmo. Mike passava accanto a noi nel silenzio del bosco sottostante, probabilmente immerso nei suoi pensieri, mentre il fotografo scattava foto a lui e alla natura circostante. Una volta lasciato alle nostre spalle, ho preso coraggio e gli ho urlato: “Ciao Mike!”

E lì, è successo. Con il suo caratteristico tono, esattamente come faceva in televisione al grido di “Allegria!”, ci ha risposto: “Eh, ciao!”. In quel momento, nel dubbio che stesse veramente salutandoci piuttosto che “mandandoci a quel paese”, io e Simone siamo scoppiati a ridere come matti. Avevamo incontrato Mike Bongiorno, il nostro mito del momento!

Proprio in quel periodo infatti, ascoltavamo ogni giorno Viva Radio 2, dove Fiorello lo imitava con la sua incredibile bravura. Mike era ovunque, e sentirlo di persona, in mezzo alla neve, come in una scena fuori da ogni contesto, è stato surreale. Il nostro ricordo di Mike è rimasto vivo da allora, tra una risata e l’altra, e quel suo “Eh, ciao!” risuona ancora come un piccolo regalo inaspettato.

Ecco, questo è il mio ricordo di Mike, un personaggio che ha accompagnato l’Italia per decenni e che, anche con un semplice saluto, è riuscito a farci sentire parte del suo mondo. Grazie, Mike!