Esaminando quantità folli di immagini e filmati per la realizzazione dei contenuti di un pannello multimediale che verrà presentato la prossima settimana presso il Padiglione Italia a Expo non ho potuto fare a meno di notare lo spot realizzato per il Parco dell’Adamello: un video di qualità, un montaggio pressoché perfetto sia nei tagli che nella musica. Ciò che mi ha stupito, oltre alle immagini mozzafiato, è stato l’abile uso del drone, strumento ovviamente ideale per le riprese dall’alto ma usato con abilità e con l’occhio di chi, durante la ripresa aveva certamente le idee molto chiare su come accompagnare ogni movimento al giusto montaggio in post produzione. Il risultato è qualcosa che mai – dico mai – avevo visto prima d’ora (e di riprese con i droni ne ho viste a tonnellate!). Finalmente non il solito video-drone visto dall’alto con panoramiche lente e musica da sonnolenza post-pranzo! Bravi!
Ottenere video con la stessa quantità di informazioni pari allo scatto in RAW è una chimera sempre più reale, anche per l’amatore più incallito ed incontentabile.
Oggi, dotandosi di una fotocamera reflex, una scheda di memoria capiente ed estremamente performante e qualche abilità informatica, il gioco è fatto!
Al sottoscritto le abilità informatiche (posso dirlo?) non sono di certo un grosso ostacolo per cui con la Canon 5D Mark III e una Lexar 1000x alla mano, ho dato il via all’impresa.
Le difficoltà – se ci sono – stanno maggiormente nella seconda parte del processo, ovvero la gestione del workflow, o come si diceva un tempo, dello sviluppo del materiale girato.
Sì perché se dapprima impostare la macchina, il software e soprattutto girare le immagini può sembrare una procedura quasi banale e del tutto simile a ciò che siamo abituati a svolgere da sempre, le tonnellate di gigabyte raccolte in pochi minuti di riprese che devono essere gestite, convertite, manipolate, organizzate e renderizzate richiedono una notevole dose di pazienza e determinazione ancor prima di un hardware all’altezza.
Il risultato ottenibile però è fonte di grande, immensa soddisfazione. Sia chiaro, non è roba da tutti i giorni: mai girerei in formato raw video un’intervista. Mai mi sognerei di girare a quella qualità un evento aziendale o uno spettacolo teatrale. Sarebbero tempo e risorse sprecate. Sarebbe diverso invece girare qualche decina di minuti dedicati ad uno spot, ad una clip emozionale o roba simile. Solo in casi del genere quella qualità avrebbe senso.
Una quantità di informazioni imbarazzanti nei dettagli, nell’incisione e soprattuto nella gamma cromatica e luminosa che il file RAW fotografico a 14 bit è in grado di consegnarci e che un misero file compresso a 8bit come il Quicktime H264 non può supportare.
Il problema di base si traduce però in singoli scatti RAW (NEF, per la precisione) criptati in un file .RAW a sua volta nidificato in formato .VML.
Tutto da elaborare, shot by shot.
Converti una volta, converti due volte, apri i file RAW in Camera RAW, correggili come più ti pare, esporta, importa in timeline, monta, renderizza, esporta.
Un lavoro titanico, ve lo avevo detto, no?
In attesa di pubblicare il primo clippino girato tra le colline del paesello, ecco il primissimo test avvenuto in giardino con il mio giovane Padawan e il suo cagnolino.
Le amiche del paese in cui vivo hanno ciascuna un’attività e capita spesso che collaborino tra di loro organizzando eventi, promozioni ecc. C’è l’estetista Mary, la fiorista Simona, la parrucchiera Viviana, le ragazze dell’agenzia di viaggi Elena, Anna e Rossana e la fotografa Mara. Talvolta capita di poter dare loro una mano nei preparativi e di immortalarle durante le loro imprese.
Questo Natale ho deciso di girare un breve clip “natalizio” come regalo e augurio di un 2013 migliore e ricco di soddisfazioni.
Che dite, piacerà alle dirette interessate?